Disegnare il proprio logo è un progetto difficile. Il perché lo si può facilmente immaginare: il creativo è il peggior cliente di se stesso. Non siamo mai contenti.
A parte questo, mi ritengo soddisfatta del mio logo, credo che mi rappresenti bene.
Sono partita dal concetto che doveva rappresentare ciò che sono, ed è qui che la cosa si faceva complessa. Che cosa sono? Difficile. Bhe io sono tante cose: sono designer, sono artista, sono donna, sono testarda, sono curiosa, sono impulsiva… però per gli altri sono anche altre cose. Pirandelliano. Quindi io sono un insieme di cose e ogni volta che faccio una nuova esperienza, che incontro una persona nuova, che visito un luogo sconosciuto, ecco questi mi arricchiscono e come un mosaico mi compongo. Filosofico.
Allo stesso tempo volevo che rappresentasse il pensiero progettuale. Il processo creativo.
Che cos’è un progetto se non un insieme di ricerca, di informazioni, di metodo, di idee? Il progetto che dapprima è caotico insieme, durante il processo progettuale va ordinandosi.
Il mi logo è dunque qualcosa che si compone nel tempo, fatto di tanti pezzi che si uniscono per formare un’unità, nella vita come nel progetto il tutto è formato da tanti, per parafrasare un concetto Buddista.
Mi piace infine pensare che il movimento apparente che ho dato può essere letto sia come composizione che come scomposizione, rappresentando la fluidità del processo progettuale.